Con questo termine si indica uno stato in cui si viene a trovare un organismo nel momento in cui la soddisfazione dei suoi bisogni viene ostacolata.
Tale impedimento può essere temporaneo o permanente ed entro certi limiti rappresenta un fattore importante di crescita per l’individuo in quanto garantisce lo sviluppo di una relazione corretta con la realtà e la costruzione di una personalità equilibrata.

Tutte le persone, fin dalla nascita, sono esposte ad una certa dose di frustrazione e le fonti possono essere molteplici: ambiente fisico, sociale, lavorativo, familiare, personale.
In ognuno di questi contesti l’individuo può sperimentare uno stato di frustrazione che solitamente viene ben tollerato e gestito.
Pensiamo ad una persona che lavora in una grande città ed ogni giorno si trova a sopportare il traffico ed il caos cittadino; oppure chi si trova a ricoprire una posizione lavorativa che richiede una costante pressione da parte dei superiori; la condizione in cui si trova un ragazzino che percepisce il normale processo di educazione genitoriale come una soppressione dei suoi bisogni e quindi fonte di frustrazione; ecc.

Le risposte che un individuo può mettere in atto per fronteggiare l’ostacolo che impedisce di soddisfare i propri bisogni possono essere suddivise in adeguate o inadeguate, da non confondere con normali o anormali. Infatti anche le persone considerate “normali” mettono in atto entrambe le tipologie di risposte.
Rientrano all’interno di queste reazioni i tentativi che una persona mette in atto per intensificare uno sforzo per superare un ostacolo ( per esempio studiare molto per affrontare un esame scolastico); oppure la riorganizzazione dei dati a disposizione al fine di ridefinire il rapporto tra mezzi e fini (mostrare flessibilità nei confronti dell’obiettivo da perseguire utilizzando nuovi schemi/strumenti ed abbandonando quelli non produttivi); modificare il fine sostituendolo con uno similare (nel momento in cui non possiamo realizzare l’obiettivo prefissato lo sostituiamo con uno simile).
Altre risposte sono la sublimazione ( sostituzione di un obiettivo socialmente riprovevole con scopi e attività socialmente utili); la formazione reattiva (sviluppo di un comportamento opposto a quello inibito); l’aggressività esplicita, latente o immaginativa (tende ad allontanare o distruggere l’oggetto che viene percepito come fonte di frustrazione); la rimozione (non vuol dire estinguere ma ignorare le cause ad livello cosciente); l’autoaggressività (che nelle forme estreme può portare al suicidio).

Le risposte diventano inadeguate quando l’individuo le utilizza in maniera rigida e ripetitiva anche di fronte a frustrazioni di lieve entità.

 

 

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