Monica Lewinsky è stata una delle ultime protagoniste delle mini-conferenze Ted Talks.

Ha condiviso pubblicamente la sua storia personale per affrontare dei temi estremamente attuali e delicati: la vergogna e l’umiliazione pubblica, il cyberbullismo e il profitto che ne deriva.

All’epoca dello scandalo Monica Lewinsky aveva soltanto 21 anni e la “rivoluzione digitale” era appena iniziata anche se riuscì ad amplificare l’evento su scala mondiale.

Oggi le cose non sono migliorate, anzi, la facilità con la quale è possibile condividere contenuti digitali ha aumentato esponenzialmente il rischio di essere vittima del “cyberbullismo” o “revenge porn” con conseguenze terribili: pensiamo al suicidio negli adolescenti.

E non bisogna essere la stagista del presidente degli U.S.A. per fare il giro del mondo: oggi la gogna mediatica non risparmia nessuno né personaggi pubblici né persone comuni.

Forse ci stiamo abituando a questo tipo di contenuti da non stupirci più quando apprendiamo dai media che un ragazzo ha pubblicato i video intimi che lo riprendono con la sua ex fidanzata. Non ci stupiamo se sui social network viene condiviso un video di un adolescente deriso perché ha dichiarato di essere gay oppure se un disabile è vittima di bullismo reale e virtuale etc.

La lista potrebbe continuare ma il fattore comune è lo stesso: l’umiliazione e la vergogna senza confini, che superano il gruppo degli amici, la classe, la famiglia, il luogo di lavoro.

Tutto ciò è alimentato da un mercato digitale che guadagna ogni volta che un video, una foto o un articolo viene condiviso.

Parole chiave: cyberbullismo, social network, bullismo, revenge porn.  

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